Il movimento trotskysta è famoso nel mondo operaio per essere un movimento dinamico fatto di “rotture di principio”, scissioni e continui nuovi raggruppamenti. Quello che sta accadendo in Francia all’interno del NPA è esattamente il risultato di questo processo, di questa sorta di regola non scritta.
Il Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) in Francia – nato nel 2009 dai membri della vecchia scuola “mandelista”, la Lega Comunista Rivoluzionaria, (LCR- Segretariato Unificato Quarta Internazionale), aveva come obiettivo iniziale quello di raggruppare in un’unica organizzazione (con libertà di frazione) l’estrema sinistra francese, tutto questo anche grazie al successo elettorale ottenuto da Besancenot con LCR nelle elezioni presidenziali della metà degli anni duemila.
L’NPA ha annunciato al suo 5° congresso, svoltosi a dicembre del 2022, che si sarebbe giunti ad un processo di chiarificazione politica e risolutivo tra le varie anime che costituiscono questo partito. Una sorta di resa dei conti, se vogliamo sintetizzare, tra l’area storica “mandelista” e la sinistra interna (somma di più correnti della sinistra trotskysta).
Il motivo principale, al di là delle motivazioni formali politiche, riguarda la gestione del partito. Poutou, Besancenot (dirigenti di peso della NPA della destra) hanno deciso di fare un passo in avanti e tentare di comprimere la sinistra interna con l’intento di porre fine alle lotte tra tendenze che, secondo loro, renderebbero ingestibile il partito fondato e voluto da Alain Krivine (leader storico del trotskysmo francese e della NPA sino alla sua morte avvenuta l’anno scorso). Evidentemente come vedremo Poutou e Besancenot hanno fatto male i conti.
La situazione politica e la relativa prospettiva per la NPA è risultata essere alquanto complessa sia per il suo peso specifico e politico all’interno dell’estrema sinistra francese (sembra avere ancora un valore che rende difficile qualsiasi liquidazione) e sia per il numero dei militanti che la compongono.
Certamente l’emergenza e la difficoltà anche del risultato congressuale, come vedremo, ha avvitato ulteriormente la crisi della NPA. Gli eredi di “Mandel” hanno dato forma alle loro paure affermando di mal digerire in sostanza una cogestione con la sinistra interna, dimostrando di non aver compreso bene, ancora una volta, il loro recente passato, ovvero il passaggio tra LCR e NPA (un evoluzione politica che senza dubbio ha rappresentato una svolta a sinistra, rarissima forse unica del movimento mandelista) una svolta a sinistra che alla lunga ha fatto perdere ai fondatori storici del NPA lo scettro del comando e dell’unicità politica dell’organizzazione. E anche con l’ultimo congresso la situazione non è mutata:
Piattaforma A= 6,21% – Tendance CLAIRE, maggioranza contrari alla rottura della NPA
Piattaforma B = 48,50% – Mandelisti
Piattaforma C = 45,29% – Sinistra interna
Questo esito congressuale ha eletto 210 delegati nelle varie assemblee, su circa 1.500 partecipanti della Npa (stando ai dati ufficiali), così suddivisi 100 delegati per la piattaforma B, 13 delegati per la piattaforma A,, 95 delegati per la piattaforma C.
La Piattaforma A ha sostenuto: «Tuttavia, ciò che ha reso specifica la piattaforma A e che ha determinato un accordo tra tutti i suoi militanti non si è limitato al semplice rifiuto della scissione. In effetti, vogliamo ancora andare avanti nella costruzione di un programma di transizione aggiornato».
La piattaforma A seppur organica alla maggioranza, come collocazione, “mandelista”, in ambito metodologico, sembra in stretta connessione con la piattaforma B, quindi ha posto un minimo di resistenza alla scissione, o meglio un distinguo, parla apertamente di costruzione e rilancio del partito evidenziando la vicinanza agli (ex) scissionisti.
IL gruppo dirigente storico afferma Philippe Poutou, della piattaforma B: «Vogliamo riunire persone che non pretendono necessariamente di essere rivoluzionarie, ma radicali. Questo è anche il progetto del NPA dal 2009 e non siamo riusciti a realizzarlo».
Insomma la piattaforma B vuole gestire la NPA senza “problemi” politici alla sua sinistra rivendicando una sorta di primogenitura del progetto, tutto questo condito da calcoli, in ambito congressuale, che si sono dimostrati come abbiamo visto errati sia in termini di consenso che di progettualità politica, questo ha fatto mutare la loro linea che da rottura immediata nella NPA si è trasformata in “lavoriamo per la rottura”.
La sinistra interna invece che ha prodotto il documento C raggiungendo quasi la metà dei voti all’interno dell’organizzazione: “Chiediamo a tutti i militanti del nostro partito, dietro la maggioranza che si è pronunciata contro la scissione, di continuare a costruire con noi la NPA. E oltre, con noi, per responsabilità internazionalista, per lottare contro la frammentazione dell’estrema sinistra e del movimento rivoluzionario su scala mondiale. La NPA si è sempre concepito come un centro di raggruppamento dei rivoluzionari, verso un partito operaio rivoluzionario. E dei lavoratori”.
Dunque la situazione sembra essere congelata e la via d’uscita sempre meno definita, naturalmente le cose avrebbero potuto andare in modo diverso e più agevole per la sinistra interna della NPA e per la NPA stessa se la componente francese che fa a capo alla FT non avesse deciso di rompere, quasi due anni fa, in modo assolutamente irresponsabile con il partito assottigliando lo spessore della sinistra interna.
Il comunicato, comunque, del nuovo gruppo dirigente della NPA riflette l’indecisione della discussione congressuale:
“..il CPN ha deciso di organizzare una campagna di incontri pubblici della NPA fino all’estate. Attorno ai nostri quattro portavoce e ai membri delle direzioni nazionali e locali, portiamo le nostre analisi della situazione e della necessità (nel proseguimento del progetto NPA) di costruire una forza rivoluzionaria e unitaria utile al nostro campo sociale. Viene costituito un gruppo di lavoro della CE che associa i compagni del CPN per costruire un calendario di incontri pubblico”.
Attendiamo e vediamo non possiamo che però lanciare un appello all’unificazione delle forze della sinistra trotskysta perché non disperdano il loro peso e forza all’interno della NPA