La morte di Mahsa Amini ha scatenato un’ondata di massicce proteste in Iran. Mahsa Amini, donna di 22 anni è deceduta in un centro di “rieducazione” dopo essere stata arrestata dalla “polizia morale” perché non indossava il velo in modo corretto. Venne arrestata arrestata dall’unità di polizia della morale che fa rispettare il severo codice di abbigliamento, reso obbligatorio per le donne, costrette a indossare l’hijab in pubblico.
Dopo la morte della giovane, centinaia di migliaia di donne in tutto il Paese si sono tagliate i capelli, tolte il velo e lo hanno pubblicamente bruciato nelle piazze iraniane. Migliaia di video hanno mostrato proteste popolari in dozzine di paesi e città: dalla capitale Teheran alle roccaforti tradizionalmente conservatrici come Mashad.
C’è da precisare, come anche la BBC riporta, che Mahsa Amini era una donna curda: la comunità del Kurdistan iraniano, infatti, ha reagito prontamente all’accaduto indicendo scioperi e serrate di attività commerciali.
Le immagini che arrivano dall’Iran, giunte in tutto il Mondo, mostrano manifestanti che cantano: “Donna, vita, libertà” (Jin, jiyan, azadi), ovvero lo slogan dei movimenti curdi di liberazione della donna; allo stesso modo viene gridato “morte al dittatore” nei confronti del leader, ayatollah Ali Khamenei, affrontando la brutalità poliziesca della repressione che ha anche disabilitato l’accesso alla rete internet e alle reti sociali (whatsapp e instagram su tutti).
Siamo totalmente solidali con le coraggiose donne che stanno scendendo in piazza in Iran, in cui ogni protesta è violentemente repressa dal Presidente capitalista e autoritario Ebrahim Raisi: le ultime notizie aggiornate a ieri (22 settembre ndr) e secondo la BBC riporterebbero 31 morti tra cui un ragazzo di 16 anni.