La proposta di appello alla costruzione di un’alternativa di classe e rivoluzionaria con la relativa rottura dalle forze borghesi (o se preferite sinceramente democratiche) lanciata dal PCL per le ultime elezioni è quel che si direbbe “un’altra cosa” (seppur si può discutere in termini di tempistiche e partner), una proposta indubbiamente alternativa alla lista Unione Popolare, una proposta che potremmo definire perno per la rappresentanza del mondo del lavoro, una proposta escludente per tutte quelle forze che nel corso degli anni hanno subordinato gli interessi del loro apparato agli interessi della classe operaia (vedere i governi Prodi). Unione Popolare non è espressione di quelle forze critiche del movimento operaio, di quelle forze che si sono opposte alle politiche liberali del centrosinistra, alle politiche della compressione dei diritti del lavoro (pacchetto Treu), alle politiche antimigranti (cpt) e guerrafondaie del centrosinistra: l’asse della battaglia elettorale dei comunisti deve essere conseguente con il proprio ascendente politico, l’asse deve essere quello dell’alternativa di classe e non una scorciatoia frutto del mercanteggio ideologico per approdare nella stanza dei bottoni.
La storia il percorso di De Magistris è la storia di un percorso avulso alla classe operaia, dalla sua complicità con l’Italia dei Valori, patria di questurini politici, Di Pietro alla gestione amministrativa borghese della cittá di Napoli ove il conflitto e il divario sociale non è mai sopito. De Magistris si presentò alle elezioni amministrative di Napoli nella sua prima campagna a Sindaco affermando che l’occupazione sarebbe cresciuta: «Dobbiamo abbattere il concetto di periferia» 1, ripetendolo a mo’ di mantra in varie occasioni, ma la storia è altra, i numeri parlano di un enorme divario tra centro e periferia. A Posillipo, per esempio, siamo circa al 43 per cento di occupazione, a Scampia si arriva appena al 22. Sulla stessa linea è stata la sua politica per l’ambiente, De Magistris aveva promesso di rendere Napoli «all’avanguardia per la green economy, risparmiando denaro pubblico e facendo occupazione» la raccolta differenziata in città non arriva ancora al 37 per cento a fronte di una delle tasse sui rifiuti tra le più alte d’Italia.
Stessa linea di condotta in tutte le sfere sociali che avrebbero richiesto un programma di classe, un segnale politico e non una semplice amministrazione.
La volontà delle forze di sinistra come il PRC e PaP di ripetere e sviluppare un percorso, del tutto simile e già praticato e fallito con Ingroia e la Sinistra Arcobaleno, non solo è una scelta sbagliata ma va sottolineare anche sul piano simbolico il carattere compiutamente subordinato che parte del movimento comunista ha verso il populismo di sinistra (De Magistris), elevando l’ex sindaco di Napoli a “Salvatore” della patria come unica alternativa della sinistra d’opposizione (categoria che non ne fa parte). Il tentativo di creare una formazione fondata sul populismo porterà un forte elemento d’instabilità e di confusione nel variopinto popolo della sinistra e un ulteriore arretramento.
La presentazione autonoma dei marxisti rivoluzionari avrebbe rappresentato un passo in avanti e una svolta programmatica. Un movimento classista rivoluzionario capace di presentare un percorso generale, un percorso che sarebbe stato capace di tracciare una via d’uscita di classe alla crisi sociale acuita dalla politica liberal/autoritaria di Draghi. Un programma che avrebbe saputo connettere in termini anche “ideologici”, un’alternativa anticapitalistica a questo disagio sociale. In questo senso sarebbe stato ed è opportuno preparare, sin da subito, un percorso di elaborazione e articolazione di una nuova proposta programmatica che connetta le esigenze sociali più pressanti (salario minimo, scala mobile, diritto alla casa,) con una maggiore consapevolezza di classe, partendo dall’unica esperienza della sinistra comunista vincente quella Argentina.
Redazione
1 https://www.linkiesta.it/2020/05/napoli-de-magistris-regionali-coronavirus/