*L’articolo è da considerarsi in aggiunta all’intervista tradotta e pubblicata il 27 giugno 2022 dal nostro blog: «Cosa sta succedendo nella sinistra ucraina». Si tratta di un chiarimento rispetto a quanto espresso nell’articolo prima indicato e che prova a portare elementi di critica e proposta rispetto a quanto enunciato.
Abbiamo avuto due intensi incontri con il Movimento Sociale. Siamo in accordo, un consenso generale, con il Movimento circa l’analisi della situazione, riguardo il ruolo dei sindacati e circa la critica a Zelensky (in materia della legislazione per il taglio dei diritti del lavoro e la messa al bando e fuorilegge di 11 partiti politici [tra cui i comunisti]).
Tuttavia, proprio per l’importanza che hanno, per il loro rapporto con la classe, e anche per i loro obiettivi, così come anche per le coincidenze e alle difficili circostanze in cui si stanno costruendo, su alcune [questioni] abbiamo avviato un dibattito fraterno riguardo alcuni punti.
In particolare con riferimento a uno di essi: da una parte si afferma la difesa del leninismo e viene citato il “Programma di transizione” di Trotsky, tuttavia viene affermato che il peso dello stalinismo nella coscienza [civile], ad oggi, non consenta di esprimere esplicitamente una posizione in questi termini.
Le difficoltà ci sembrano ovvie, e dovremo trovare il modo più appropriato per renderle accessibili alla classe operaia, ma dobbiamo tenerlo presente ed evitare che le difficoltà non nascondano un adattamento alla situazione per paura di essere posti fuorilegge.
Il secondo punto riguarderebbe gli slogan d’azione che propone il Movimento.
Su alcuni concordiamo, come quello contro il debito – anche se riteniamo che vada formulato con il «non pago il debito» mettendo al centro la forza dei lavoratori ucraini, non soltanto con la richiesta di solidarietà «remissione del debito». Permangono, c’è da dire, differenze in altri punti che vertono sull’imperialismo. Ad esempio: inizialmente il Movimento ha incorporato a sé l’obbligo di rivendicare una forza di interposizione rispetto alle Nazioni Unite, posizione poi ritirata, o l’approvazione di proposta risoluzione che hanno presentato alla Conferenza di Lviv, inclusa – senza alcuna critica al ruolo dei governi europeo o statunitense e NATO -, la richiesta di integrazione nell’Unione Europea.
Hanno argomentato e sostenuto dicendo che, ad oggi, non sostenere questa posizione è prendere le distanze completamente dalle persone e hanno confrontato la loro situazione con quella della Polonia, cioè a dire un paese che è nell’Unione Europea e che sembra molto più ricco dell’Ucraina (nonostante la vicinanza geografica).
Sosteniamo esattamente il contrario e la necessità di porre dei limiti all’imperialismo e alle sue organizzazioni.
Siamo stati felici di averlo visto nel testo della risoluzione della Conferenza di Leopoli, ma potrebbero esserci pareri simili sulla medesima linea, così come lo saremmo stati se questo requisito fosse stato ritirato per l’ingresso nell’Ue.
Collegandoci a quanto abbiamo scritto sopra, riteniamo che non appaia un chiaro programma di rottura [nel programma del Movimento] ma piuttosto una combinazione di slogan democratici e sindacali. E questo sarà fondamentale per definire il programma di ricostruzione dopo la guerra: alcuni dibattiti, in effetti, speriamo di continuare a portarli avanti e ad approfondirli, nel rispetto [della situazione che vede] un partito in costruzione nel bel mezzo della guerra.
Continueremo ad accompagnare questi dibattiti con tutto il sostegno che è in nostro potere per la loro costruzione.
Traduzione a cura di Marco Piccinelli. L’intervista è pubblicata su «Lucha Internacionalista» nel supplemento al numero di giugno 2022.